Scritto da Alessandro Viglione
C’è una parte della Sicilia che ha saputo sorprendermi più di altre: la costa sud-occidentale, quella che si affaccia con eleganza sul Mediterraneo e sembra respirare al ritmo lento della storia. Il mio viaggio è iniziato a Trapani, una città che ho trovato viva, stratificata e profondamente coerente nel suo rapporto con il mare, con la memoria e con i suoi riti quotidiani.
In questo racconto personale ti accompagno in un itinerario che non è solo turistico, ma esperienziale e quasi meditativo, tra borghi, siti archeologici, riserve naturali e piatti che sembrano scritti con la precisione di una ricetta normata nel tempo.
Trapani, dove ogni strada conserva memoria
Trapani mi ha accolto con una luce obliqua e salmastra, tipica delle città di mare che non hanno bisogno di ostentare nulla. Passeggiando nel centro storico, ho percepito una sobrietà barocca, fatta di pietra chiara, chiese affacciate su piazze quiete e vicoli dove ogni curva sembra scritta in un codice urbanistico del passato.
- In Piazza Vittorio Emanuele, la Chiesa del Purgatorio mi ha colpito per l’equilibrio delle proporzioni e per la compostezza dell’insieme.
- Il Museo Pepoli, invece, è stata una vera scoperta: uno scrigno di arte e devozione, curato con rispetto e attenzione.
- Camminare lungo le saline, con i mulini che punteggiano il paesaggio come sentinelle antiche, è stato uno dei momenti più riflessivi: un paesaggio produttivo ma poetico, regolato da secoli di lavoro sapiente.
Consiglio: visita le saline al tramonto. Capirai cosa significa “paesaggio regolato dalla natura e dall’uomo”.
Erice: il borgo che sembra custodire il tempo
Da Trapani ho preso la funivia e in pochi minuti mi sono trovato nell’atmosfera sospesa di Erice. Un borgo medievale dove ogni pietra, ogni balcone, ogni scorcio ti ricorda che la bellezza si può conservare solo con cura e rispetto.
Il Castello di Venere domina un panorama che toglie il fiato, ma è la struttura urbana del borgo a raccontare la vera ricchezza: un labirinto ordinato, fatto di silenzi, di portali scolpiti e di caffè in cui assaggiare la famosa pasta di mandorla in un rituale che non è solo gastronomico, ma quasi spirituale.
Riserva dello Zingaro: natura libera, ma gestita con intelligenza
La Riserva Naturale dello Zingaro è un modello, a mio avviso, di come si possa vivere la natura con regole giuste e fruizione rispettosa. I sentieri sono ben segnalati, i limiti chiari, eppure non si ha mai la sensazione di costrizione. È la libertà che nasce dall’organizzazione intelligente.
Ho percorso un tratto tra Scopello e Cala dell’Uzzo, fermandomi a fare snorkeling nelle acque limpide. E lì, tra roccia e macchia mediterranea, ho pensato a quanto il concetto di “paesaggio condiviso” abbia qui una sua concretezza.
Segesta: un dialogo millenario tra architettura e territorio
Il Tempio dorico di Segesta mi ha lasciato senza parole. Isolato, ma integrato. Solenne, ma accessibile. Lì ho percepito una sorta di equilibrio costruttivo ancestrale, dove l’architettura sembra seguire — e non sfidare — le linee del paesaggio.
Il teatro, poco distante, regala una vista che basterebbe da sola come spettacolo. E in quell’abside sospesa nel verde, ho colto il senso profondo di una civiltà che sapeva coniugare arte, funzione e paesaggio.
San Vito Lo Capo: tra mare, cous cous e accoglienza
San Vito è più turistica, certo, ma mantiene una forma di grazia conviviale. Il suo centro è compatto, ordinato, con case bianche e cortili dove si mescolano culture e sapori. Il mare è splendido, la spiaggia ampia, ma la vera anima del luogo la trovi nel Cous Cous Fest, che celebra l’incontro tra Mediterraneo e identità locali, tra gusto e dialogo.
Da non perdere: una cena all’aperto a base di cous cous di pesce, servito con cura e accompagnato da un bicchiere di Grillo.
La cucina: dove tutto trova un ordine di sapore
La gastronomia trapanese è, come spesso accade in Sicilia, regolata dalla tradizione. Piatti semplici, ma codificati. Prodotti locali, ma lavorati con tecnica.
- Il cous cous alla trapanese, brodoso, profumato, strutturato come un racconto.
- Il pesce spada alla griglia, con olio, limone e un equilibrio che non ha bisogno di fronzoli.
- I dolci: cassata, pasta di mandorla, cannoli. Ogni pasticceria ha la sua variante, ma tutte sembrano rispettare una grammatica comune del gusto.
Un viaggio che racconta ordine, profondità e meraviglia
La costa sud-occidentale della Sicilia è molto più di una bella cartolina. È una regione che ha saputo armonizzare natura, storia, architettura e cucina secondo una logica profonda, quasi normativa — ma mai rigida. Ogni luogo è abitato, vissuto, raccontato con misura.
Trapani ed Erice, Segesta e San Vito, le saline e le riserve: ogni tappa è una lezione di coerenza tra passato e presente, tra vocazione e valorizzazione. E in tutto questo, c’è un invito implicito a fermarsi, ad ascoltare e a vivere il paesaggio come un diritto, ma anche come un dovere condiviso.