Scritto da Alessandro Viglione
C’è un modo diverso di viaggiare in Lombardia. Non sempre si tratta di scoprire qualcosa di nuovo, ma di rileggere l’esistente con maggiore attenzione, con uno sguardo che si sofferma sui dettagli, sulle linee, sui gesti.
Milano, Como e Monza — tre città che conosco bene, che vivo spesso e che ogni volta mi offrono una narrazione diversa, ma sempre coerente con quel tratto lombardo che amo: misura, armonia, compostezza. In questo articolo voglio portarti con me in un itinerario che ho costruito a partire da tre esperienze recenti, tra arte, paesaggio, riflessione e sapori che rispettano il territorio.
Milano – Capitolo primo: la metropoli che detta il tempo (e il tono)
Milano è la mia città, eppure continua a sorprendermi. Qui tutto ha un suo ritmo, una grammatica estetica che si muove tra architettura, moda, cultura e cucina.
Passeggiare in Brera, ad esempio, è un esercizio quasi intellettuale: tra gallerie, cortili e botteghe, si percepisce una tensione continua tra passato e presente. E poi la zona della Statale, con i chiostri rinascimentali che sembrano disegnati da un giurista dell’armonia urbana.
Anche il cibo segue un codice tutto suo: rigore nel servizio, precisione nei piatti, e una costante attenzione al dettaglio. Che sia un risotto alla milanese ben fatto o una creazione da chef stellato, tutto racconta una disciplina del gusto che non lascia nulla al caso.
Consiglio personale: fermati in zona Magenta per un pranzo sobrio ma ricercato. Ci sono bistrot che sembrano usciti da una pagina ben scritta.
Como – Il lago, il silenzio, la regola dell’equilibrio
Como per me è sempre stata una città riflessiva. La frequento spesso quando sento il bisogno di rallentare. Il lungolago è un percorso che invita all’osservazione, quasi una meditazione in movimento. Villa Olmo, Villa del Grumello, il parco che collega le due: luoghi in cui la bellezza è organizzata, mai eccessiva.
Il Lago di Como ha qualcosa di profondamente normativo, nel senso più nobile del termine: impone rispetto, impone forma. Anche la cucina qui rispecchia questa filosofia: semplice, territoriale, rigorosa. Ogni ingrediente sembra avere un ruolo ben definito, come in un buon regolamento.
Ti consiglio un aperitivo al tramonto in riva al lago, in uno dei caffè defilati. Sono quelli che dicono di più, senza dire nulla.
Monza – L’equilibrio tra regno e quotidianità
Monza, te lo dico con sincerità, è la più sottovalutata delle tre. Eppure basta una passeggiata nei giardini della Villa Reale per capire quanto qui l’equilibrio sia una forma d’arte. Il Parco di Monza, poi, è uno dei luoghi dove più mi piace camminare: un manuale di armonia tra paesaggio e architettura.
Il centro storico, con il Duomo e la Corona Ferrea, mi parla sempre di un passato regale che non fa rumore, ma che detta ancora un tono sobrio e deciso. Monza ha una compostezza che trovo affine a quella di certe norme non scritte: è elegante, ma mai sfrontata. Precisa, ma mai fredda.
Una colazione al bar con vista sul Duomo, e poi una camminata lenta nel parco: un piccolo rituale di equilibrio personale che ti consiglio di provare.
Tre città, una sola firma
Milano, Como e Monza non urlano il loro fascino. Lo suggeriscono, lo strutturano, lo organizzano. Questo è il loro tratto comune: sono città che sembrano aver redatto un proprio statuto estetico, che si rispettano tra loro come articoli di uno stesso codice.
Se cerchi un itinerario urbano fatto di eleganza discreta, arte viva e cultura del dettaglio, queste tre città sono una sequenza perfetta.