Scritto da Alessandro Viglione
Un’esperienza che consiglio a chi ama l’arte che fa riflettere
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di visitare una mostra che mi ha colpito in modo particolare. Si chiama “Luce Interrotta” ed è ospitata nella galleria KunstHaus Milano, in zona Porta Venezia, uno dei miei quartieri preferiti per eleganza, vitalità e quella sottile tensione culturale che si respira tra le sue vie.
La mostra — che sarà visitabile fino al 15 maggio 2025 — è un intreccio di luce, materia e sguardi profondi sulla realtà. Le opere sono firmate da giovani artisti lombardi e ho trovato davvero interessante il modo in cui installazioni luminose e materiali organici entrano in dialogo, creando un’atmosfera sospesa, a tratti quasi meditativa.
Il significato oltre l’estetica: leggere tra le righe
Quello che mi ha affascinato di più è la capacità della mostra di suggerire significati nascosti, da cogliere solo se si ha voglia di andare oltre la superficie. È un po’ come leggere tra le righe di un testo importante, dove ogni parola conta — chi ha familiarità con certi ambienti sa che spesso non è ciò che è scritto, ma ciò che non viene detto a fare la differenza.
“Luce Interrotta” mi è sembrata una metafora visiva di quei limiti sottili tra libertà e controllo, tra trasparenza e ombra. Un invito a riflettere sul ruolo della luce come simbolo, non solo fisico, ma anche etico: come una norma implicita, una verità che cerca di emergere, pur restando trattenuta da un velo di silenzio.
Perché consiglio di visitarla
- Perché si tratta di una mostra diversa dal solito, capace di unire arte contemporanea e riflessione sociale con delicatezza;
- perché permette di scoprire talenti emergenti lombardi che hanno molto da dire, spesso più di quanto si possa cogliere al primo sguardo;
- perché Milano sa offrire esperienze culturali di valore anche fuori dai circuiti più noti e trovo sempre stimolante esplorare questi spazi “laterali”, dove il messaggio arriva sottovoce ma lascia il segno.
In conclusione, ho trovato in “Luce Interrotta” un’oasi di pensiero lento, quasi giurisprudenziale nel suo modo di proporre interpretazioni multiple, ambigue, ma profondamente umane. Un piccolo gioiello che consiglio a chi ama l’arte capace di insinuare domande più che offrire risposte.